Facebook è un posto virtuale dove si trascorre ormai molto tempo, di conseguenza influisce in modo significativo nella nostra giornata, che lo vogliamo o meno. Navigando sulla mia bacheca noto che molti passano il proprio tempo a creare un ambiente saturo di negatività, sconforto, sfiducia, disagio, maschere pirandelliane e spesso anche paura. Tutto questo giova positivamente in termini di clic per Facebook, che essendo un’azienda conta sui suoi modi di guadagnare anche se essi comprendono pratiche non proprio condivisibili (un video di una ragazza che lancia cuccioli di cane in un fiume, per quanto riprovevole attrae clic e condivisioni che si trasformano in soldi per l’azienda, quindi invece che rimuoverlo perché non mettere un avviso di immagini violente? Se prima prendeva 2 visualizzazioni, ora ne prende 4. Geni).
Facebook è uno strumento davvero utile e potente, quasi indispensabile sul campo web, ma va usato nel modo giusto.
Per non essere vittima di un mondo virtuale e dei suoi pseudo paladini, ho tirato fuori un vademecum di comportamenti da adottare per tenersi fuori da un’ondata di odio, ignoranza e superficialità che alla lunga potrebbe trasformarsi in un vero e proprio virus per la propria intelligenza. Un virus che non ha vaccini se non la prevenzione.
Ecco le mie 10 regole per rendere Facebook sano e vivibile:

Più persone ricevono le curiosità più è alta la possibilità che le condividano.
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Accettate le amicizie solo da chi vi da un preciso e valido motivo
La curiosità spesso porta a chiedere un’amicizia giusto per dare uno sguardo alle foto e farsi magari qualche “cazzo” di troppo altrui. Avere persone che non nutrono un interesse positivo verso la vita vi porterà ad avere inutili link in bacheca e nel peggiore dei casi, commenti e like dal futile valore. Quando vi chiedono l’amicizia mandate un messaggio chiedendo il perché, sembrerebbe poco social, poco importa. Se vi sentite asociali nel farlo pensate a qualcuno che bussa alla porta di casa, gli aprireste senza chiedere “chi è”?
Se vi invitano ad un evento dove palesemente non potete andare, bloccate l’utente dalla possibilità di invitarvi
Essere invitati ad un evento a 1000 km di distanza, entrare nella pagina dedicata e vedere che non siete gli unici sporchi di spam, significa solo una cosa : per quel contatto siete un numero. Lo spam è una pratica che può essere perdonata se si tratta di un evento isolato, se invece la cosa si fa insistente, visto che per quel contatto siete un numero, trasformatevi in uno zero.
Link negativi ? Commenti al limite dell’ignoranza gratuita ? Dialoghi azzerati ? Togliete l’amicizia e nel peggiore dei casi bloccate la persona
Un dialogo per essere tale e costruttivo deve basarsi su almeno due principi: l’ascolto e il confronto intelligente e calmo. Se il vostro amico vi riempie di risposte insensate, non accoglie gli inviti ad un dialogo basato su fonti certe e prende il parlare con voi come un confronto in stile “ubriachi al bancone”, bloccatelo senza indugi. Il perché su Facebook stia dilagando sempre di più odio e ignoranza è semplice, tutti hanno lo stesso spazio per scrivere, quindi poco conta se dici una cazzata, l’importante è occupare “spazio” nella discussione. Se Facebook da a tutti lo stesso spazio, tu puoi decidere a chi darlo e a chi meno. Nessuno ti obbliga a “sopportare” i tuoi contatti. Non è una questione di altezzosità, nella vita reale quanto tempo passi a parlare con persone che ti gridano, offendono e non ti ascoltano?
Ciao, metti mi piace alla mia pagina ? No
Un like è qualcosa che deve partire da voi, se ve lo richiedono senza educazione o senza un senso logico, significa che quello è il valore che vi danno su Facebook. Rispondete alla stessa maniera : ignorateli. Un conto è l’invito inviato via Facebook, un altro è il classico messaggio in stile “metti mi piace a questo?”. Ricordatevi che non siete numeri, ma persone. Pretendete almeno un’introduzione al progetto o due parole spese in più.
Link di cani tristi?
Trichechi senza giubbotti ?
Chi è convinto che condividere un’immagine possa cambiare il mondo, è il primo problema di questo mondo. Gli ospedali esistono già, fate che la vostra bacheca non sia un ospedale virtuale. Quello che interessa a Facebook sono i clic e le visualizzazioni, se l’immagine di un bambino malato crea condivisioni e clic allora è riuscito nella sua missione, che il bambino guarisca o meno poco importa, basta che generi clic. Se non volete trasformarvi in generatori di clic evitate di cadere nella trappola delle “immagini toccanti strappa clic”. Quando un vostro contatto condivide la classica immagine di un bambino malato di tumore con scritto “nessuno mi condivide perché sono malato”, sappiate che potete fare a meno di lui su Facebook, se proprio volete fargli un favore consigliateli di sostituire il bambino malato (o down o chissà cos’altro) con una propria foto, poiché anche lui è malato e la cosa pericolosa e che ancora non lo sa di aver bisogno di cure. Per molti fenomeni del web la cura sono le attenzioni che ricevono.
“A testa alta vado avanti…”
Chi scrive spesso su Facebook frasi simili, riferendosi a una persona precisa, senza il coraggio di taggarla o mandargli un messaggio privato, trasforma Facebook nel suo sfogo personale. Ha bisogno di un compagno, un amico o un assistente sociale, se non siete tra questi tre, prendete provvedimenti. Bloccarlo sulla vostra bacheca e non vedere più i suoi post può essere un provvedimento efficace.
Foto al limite del narcisismo allegate a frasi filosofiche avanzate
Non ho mai capito il senso di una foto alle proprie tette o ai propri muscoli e nella descrizione una frase filosofica. Il bisogno di attenzioni non si cura con la filosofia scritta e non compresa. Se avete qualche amica o amico affetto da narcisismo filosofale potete valutare il provvedimento precedente oppure dirgli di fare un salto su questo link.
Mi hai offeso su Facebook
Chi si offende o prende troppo sul serio qualcosa che succede su un monitor, probabilmente ha dimenticato cosa siano le emozioni e le offese reali. Non seguitelo. Scegliere di non avere un amico su Facebook non è un crimine. Se sentite il peso della condanna vuol dire che in un certo senso riconoscete l’importanza e la veridicità delle accuse. Spegnete il pc e andate a parlare di persona, fatelo subito.
I tag sono un’arma a doppio taglio
Ci sono molte persone che hanno sviluppato un vero e proprio bisogno clinico di millantare stati d’animo lontani dalla realtà. Non trasformatevi in loro complici. Quando vi chiedono un selfie, a meno che non ne vedete un valido motivo, pensate sempre se dopo lo pubblicherà millantando la felicità che di fatto non prova…e voi farete così da sfondo al suo disagio. Non è una bella cosa. La faccia che vi ritrovate, il sorriso che potete far nascere, i vostri occhi e voi stessi siete importanti, non svendeteli per un selfie che servirà a descrivere ciò che nemmeno c’è. Avete un valore, ricordatelo sempre.
Il moralismo impera su Facebook
Una volta si raccontavano barzellette sugli handicappati o sfortunati in genere senza che nessuno si offendesse, questo perché non miravano ad offendere ma a far ridere in modo popolare. Su Facebook sono tutti pronti a ritornare all’era delle inquisizioni, dove la morale vince sulla ragione. Sentitevi liberi di esprimervi e di seguire pagine che si esprimono anche in modo discutibile. La libertà di espressione è un diritto inviolabile. Se qualcuno vi fa la morale perché avete pubblicato una vignetta sarcastica su Gesù, sappiate che probabilmente lo stesso giorno ha condiviso una vignetta contro gli emigrati. L’ignoranza di non sapere che Gesù era di fatto un emigrato non è una colpa, proprio come il vostro senso dell’umorismo.
Ecco le mie 10 regole per rendere Facebook un paradiso. Se vi rispecchiate in esse, allora chiedetemi pure l’amicizia, sarà un piacere.
Quasi dimenticavo la regola fondamentale: quando non hai un motivo preciso per stare su Facebook, esci semplicemente.