
Il tenente Viktor Ivanovich Belenko si svegliava presto al mattino, come faceva ogni giorno nelle ultime quattro settimane. Guardava l’alba che si avvicinava e cercava segni nel cielo che potessero rivelare come sarebbe andata la giornata. Il tempo era magnifico. Belenko er certo che quello sarebbe stato “il giorno”.
In qualità di pilota del 513° reggimento di caccia, 11° armata aerea, delle forze di difesa aerea sovietiche, Belenko aveva alle spalle innumerevoli missioni ed era vissuto sull’orlo della morte per troppo tempo per aver paura di volare. Ma quel giorno era diverso. Belenko sentì i muscoli delle braccia, delle gambe e dello stomaco contrarsi in previsione della missione che lo attendeva.
In sei ore il pilota ventinovenne avrebbe saputo se sarebbe morto o sarebbe rinato in un nuovo mondo.
Dopo un breve esercizio nel cortile fuori dai condomini per gli ufficiali della base aerea di Chuguyevka, nel territorio di Primorsky, Belenko ha ascoltato gli ufficiali durante il briefing mentre esaminavano meticolosamente i piani di volo di quel giorno. Gli aerei dello squadrone dovevano volare verso est sul mare, dove le navi della Marina avrebbero lanciato droni bersaglio contro i quali gli aerei avrebbero sparato missili. Tutto regolare. Sembrava.
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Belenko sedeva immobile fingendo attenzione mentre la sua mente correva a contemplare il suo piano di volo personale. Calcolò tempi, distanza, velocità, consumo di carburante, rotte, punti di probabile intercettazione, manovre evasive, inganni e tutte le emergenze che poteva immaginare.
Ti ricordi la storia dell’aereo che durante la seconda guerra mondiale lanciava caramelle sulle persone?
Il MiG-25 era l’aereo più recente dei sovietici, per questo era un segreto gelosamente custodito. È stato costruito in risposta a una serie di aeroplani messi in servizio dagli Stati Uniti, dall’aereo da caccia F-108 all’SR-71 “Blackbird” e al massiccio bombardiere B-70. Con un peso di ventinove tonnellate, il velivolo ad ali a doppia coda con un lungo muso simile a un razzo era azionato da due potenti motori, ciascuno in grado di spingere 11 tonnellate, sufficienti a rompere la barriera del suono tre volte.
Nel 1967, il MiG-25 ha stabilito un record mondiale raggiungendo una velocità di 2.981 chilometri orari e nel 1973 ha eclissato i record di altitudine salendo a 118.900 piedi. L’aria in alto era così rarefatta che la fiamma del motore si spense.
La lunga apertura alare del MiG-25 è stata interpretata erroneamente dall’intelligence statunitense come un’indicazione di super manovrabilità, in altre parole, un formidabile dogfighter. In realtà avevano semplicemente lo scopo di mantenere in aria la sua pesante struttura, visto che era fatto in buona parte da un materiale pesante come l’acciaio. In effetti, gran parte delle capacità del MiG-25 erano sconosciute e questo lo rendeva uno degli aerei più temuti in Occidente.
I sovietici erano così riservati che ogni MiG-25 era dotato di un pulsante di autodistruzione.
Questo era l’aereo che Viktor Belenko aveva pianificato di rubare il 6 settembre 1976, per disertare in Occidente.

Belenko salì sulla scala di metallo che lo portava in cima all’aereo e si sistemò nella cabina di pilotaggio. Esattamente alle 12:50, ha rilasciato i freni che trattenevano l’aereo e in pochi secondi è volato in aria. Salì più lentamente del solito, impiegando cinque minuti per raggiungere i 7000 metri invece dei normali quattro. Dopo aver volato per un po’ in formazione, Belenko si staccò e lasciò che l’aereo planasse verso il basso, sperando che la discesa fosse così graduale che i controllori radar non se ne sarebbero accorti immediatamente. A 5800 metri, Belenko ha improvvisamente bloccato lo stick in avanti facendo precipitare il MiG in un’immersione di potenza verso terra, prima di stabilizzarsi a 30 metri. Belenko premette un pulsante che ha iniziato a trasmettere un segnale continuo utilizzato solo in caso di emergenza e quaranta secondi dopo ha spento il segnale.
Chiunque avesse ascoltato la frequenza di soccorso avrebbe pensato che Belenko si fosse schiantato.
Contemporaneamente ha spento il radar e tutte le altre apparecchiature, inclusa la radio, le cui emissioni elettroniche potevano essere tracciate.
Per eludere il rilevamento del radar sovietico, Belenko dovette volare basso. Per due volte sterzò per evitare di colpire i pescherecci. Solo quando si accorse che anche le onde del mare su cui planava si stavano alzando, salì a 45 metri. Ma a un’altitudine così bassa, il motore consumava carburante a una velocità allarmante e Belenko temeva che non sarebbe mai arrivato alla base aerea di Hokkaido, in Giappone.
Dopo 30 minuti di volo, Belenko capì che si stava avvicinando allo spazio aereo giapponese e abbassò la velocità indicando quindi la mancanza di intenzioni ostili e facilitando l’intercettazione da parte dei giapponesi.

Belenko sperava che sarebbe stato intercettato dai combattenti Phantom giapponesi e scortato in un campo di atterraggio sicuro. I giapponesi avevano già rilevato l’aereo di Belenko sul loro schermo radar come un piccolo segnale, ma nonostante tutto non riuscirono a trovare Belenko tra le nuvole (altezza raggiunta per provare a risparmiare un po di carburante). Alla fine, Belenko capì che avrebbe dovuto atterrare in autonomia e iniziò a cercare un possibile posto, come un tratto di pianura o un’autostrada. Con il carburante in esaurimento, Belenko si precipitò verso terra e, proprio mentre le nuvole si schiarivano, vide un aeroporto proprio di fronte a lui.
Belenko arrivò troppo velocemente, superando la pista di atterraggio e riuscendo a portare a terra l’aereo sano e salvo.
Quando la notizia della defezione di Viktor Belenko raggiunse l’Unione Sovietica, l’ambasciata sovietica a Tokyo annunciò che l’Unione Sovietica possedeva “un diritto inviolabile di proteggere i suoi segreti militari” e quindi l’aereo militare segreto e Belenko sarebbero stati restituiti loro. Molti russi hanno cercarono di raggiungere l’aereo, ma i funzionari giapponesi li cacciarono via.

La CIA non poteva credere alla situazione creatasi. Dopo anni passati a guardare foto satellitari sfocate, ecco un MiG-25 quasi intatto, con un utile manuale tecnico che Belenko aveva portato di nascosto. L’aereo fu smantellato presto ed esaminato in modo approfondito. Gli americani appresero che i sovietici non avevano costruito il “super caccia” che il Pentagono aveva temeva, ma un aereo rigido e pieno di difetti.
Una volta che gli americani appresero tutto ciò che c’era da sapere sull’aereo, i giapponesi imballarono il MiG-25 smantellato e lo rispedirono in Unione Sovietica. Addebitarono all’unione sovietica anche le spese di spedizione. I sovietici non le hanno mai pagate.

La defezione di Viktor Belenko e il compromesso del MiG-25 spinsero i sovietici a sviluppare un nuovo velivolo, il MiG-31, che continua ad essere usato dall’Aeronautica Militare Russa e dall’Aeronautica Militare del Kazakistan.
Nel frattempo Viktor Belenko ha ricevuto un caloroso benvenuto in America. Come molti visitatori dall’Unione Sovietica prima di lui, Belenko rimase sbalordito dalla sua prima visita a un supermercato americano. Era talmente sconvolto dall’esperienza dall’essere convinto che la CIA avesse organizzato “uno spettacolo per lui”.
“Se questo fosse un vero negozio, una donna in meno di un’ora potrebbe comprare abbastanza cibo in questo posto solo per sfamare un’intera famiglia per due settimane. Ma dove sono le persone, le folle, le file?” chiese Belenko.
“Qui c’erano forse 300 abiti, insieme a giacche sportive, soprabiti, impermeabili appesi apertamente alle rastrelliere, pile di pantaloni e camicie stese apertamente sui banconi, cravatte alla portata di chiunque passasse; anche le scarpe erano all’aperto e tutto questo era sorvegliato solo da pochi impiegati”, osservò Belenko.
Viktor Belenko alla fine diventò cittadino americano nel 1980.
Ha sposato un insegnante di musica del North Dakota, Coral, e ha avuto due figli. Secondo quanto riferito, lavora come ingegnere aerospaziale.
Fonte: bbc.com