Da dove viene il materiale per fabbricare parrucche di alta qualità ed extension? I capelli provengono da tutto il mondo anche se ci sono due stati che ne esportano una quantità talmente alta da diventare le prime fonti di capelli umani. Sono l’India e la Cina.

In India, Cina ed Europa orientale, piccoli agenti commerciali visitano i villaggi convincendo le donne povere a tagliarsi i capelli ricevendo un piccolo compenso. A volte, i mariti costringevano le mogli a vendere i loro capelli e i bambini dei bassifondi venivano indotti con l’inganno a farsi radere la testa in cambio di giocattoli.

Ma la cosa più assurda è che molti templi nel sud dell’India guadagnano milioni di dollari di profitti dai sacrifici religiosi compiuti dai pellegrini (a loro insaputa).

I donatori di capelli, molti dei quali poveri, non ricevono mai un centesimo dal taglio dei capelli. Molte di queste donne non sanno nemmeno che i capelli che hanno donato pregando per la buona salute dei loro mariti o buoni voti scolastici per i loro figli vengono venduti a case di alta moda e trasformati in costose parrucche.

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Al centro della controversia c’è il tempio di Venkateswara in India. È il tempio più ricco del mondo in termini di donazioni ricevute e uno dei luoghi di pellegrinaggio più visitati. In media, il tempio riceve ogni giorno da 50.000 a 100.000 devoti. Migliaia di questi devoti ricevono la “grazia” di esser rasati donando, almeno in teoria, i capelli al tempio e quindi al Dio venerato.

Storia dei capelli donati a Dio, che in realtà, diventano extension a pagamento
il tempio di Venkateswara in India

La leggenda narra che Lord Vishnu, quello che potremmo definire come un avatar di Dio, una volta fu colpito alla testa perdendo una piccola parte del suo cuoio capelluto. Una principessa celeste notò la zona calva e si tagliò immediatamente una parte dei suoi stessi capelli, donandoli a Lord Vishnu.

Il Signore fu così colpito dal suo sacrificio che ordinò che tutti i devoti che venivano nella sua dimora gli offrissero i loro capelli, che il Signore avrebbe passato a lei, così da attuare una specie di ricambio. Una versione diversa della leggenda sostiene che Lord Vishnu una volta ottenne un grosso prestito per il suo matrimonio, che non fu più in grado di saldare (perché quando si parla di religione anche un avatar di Dio può essere povero). Fino ad oggi gli indù devoti hanno aiutato Vishnu a saldare il suo debito offrendogli i loro capelli.

In passato, i capelli venivano gettati nel fiume. Oggi vengono venduti a venditori nei paesi occidentali attraverso aste online che fruttano al tempio milioni di dollari all’anno.

Storia dei capelli donati a Dio, che in realtà, diventano extension a pagamento

Ogni giorno tra i 500 e i 600 barbieri che lavorano a rotazione radono oltre 20.000 teste. Cestini pieni di capelli vengono raccolti ogni sei ore e immagazzinati in un vasto magazzino dove sono ammucchiati fino al ginocchio. I capelli vengono quindi districati e ordinati in base a lunghezza, gradi e colori.

I capelli della migliore qualità a volte vengono venduti fino a 800 dollari al chilo. Il pelo più corto viene utilizzato per imbottire materassi, creare filtri per l’olio o altro.

La quota maggiore di capelli indiani viene acquistata da Great Lengths International, una vera società di extension per capelli con sede fuori dall’Italia. Great Lengths fornisce extension per capelli in 60 paesi diversi e oltre 40.000 saloni. Celebrità di Hollywood come Jennifer Lopez, Tyra Banks, Paris Hilton e Beyoncé sono tra i clienti abituali di Great Lengths.

Storia dei capelli donati a Dio, che in realtà, diventano extension a pagamento

Sebbene l’intera operazione possa sembrare altamente immorale, i funzionari del tempio hanno difeso la loro decisione di vendere i capelli donati sostenendo che il denaro raccolto viene usato direttamente nella comunità locale per finanziare assistenza medica, sistemi educativi e altri progetti infrastrutturali cruciali.

Il tempio di Venkateswara è solo uno dei tanti templi dell’India meridionale impegnati in questo business. L’importante è non visitarlo qualora si soffra di Tricofagia, altrimenti l’appetito sale in modo pericoloso.

Fonte: The Guardian / BBC / WSJ / The Yale Globalist / NY Times