
Una delle piaghe più odiose dei concerti negli ultimi 10 anni sono le persone che ti impediscono di vedere il palco coi loro smartphone.
Tutti, o quasi, nei momenti più belli dei concerti scelgono di omettere la realtà registrando ciò che avviene su uno smartphone che di quella realtà saprà testimoniarti solo qualche minuto di video, fatto male.
Se pensate ai ricordi più belli della vostra vita, molto probabilmente in quel momento non avevate uno smartphone in mano. Probabilmente c’era qualcuno che ti inquadrava con un telefono, ma tu non avevi uno smartphone in mano. Questo perché? Ti sei mai chiesto come faccia il cervello a distinguere un attimo da ricordare da un attimo futile? Si affida alle percezioni. Occasioni eccezionali accendono in noi percezioni eccezionali, per questo le ricordiamo, si distinguono dal resto.
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Ma cosa succede quando un’occasione non te la godi a pieno perché sei impegnato a guardarla sullo schermo dello smartphone?
Non te la ricorderai. Semplice. L’inganno sta nel fatto che lo stesso social dove la posti, ti ricorderà di averla postata, sostituendo sia la tua memoria con un semplice alert, sia le tue emozioni con le reazioni social.
Quando nella vita ti senti inetto alla gioia, pensa a cosa stavi facendo nei momenti in cui potevi gioire.
Essere in mezzo a migliaia di persone che si emozionano, al centro di un’esperienza creata con luci e suoni studiati perché rendano il tutto più coinvolgente, e perdersi tutto guardando lo schermo del telefono, è un po come fare l’amore e guardare un porno nel durante, senza guardare il partner. Che roba brutta.
A cosa serve fare un video che vedrai solo poche volte? Se non sai cosa guardare in quel momento, è più costruttivo chiudere gli occhi lasciando che siano i sensi a mostrarti la bellezza di ciò che sta accadendo. Continuando così ci priveremo della consapevolezza delle emozioni. Essere inetti alla felicità non vuol dire esser stupidi, si tratta solo di una questione di prontezza alla vita.
Italo Svevo ci aveva avvertiti.