
Il fatto che le discussioni su Facebook fossero utili quanto sostituire lo zucchero con l’aspartame, si sapeva già. Forse per questo il social più diffuso al mondo ha visto per la prima volta un calo degli iscritti notevole, preparandosi per la lenta strada del dimenticatoio. Quello che non si sapeva ancora è che questa convinzione ha finalmente una conferma scientifica.
Discutere su Facebook è inutile.
Lo studio ha dimostrato questo concetto all’infuori del contenuto delle discussioni. Non ha prefissato quindi come obbiettivo la risoluzione di un problema o la creazione di un compromesso come finalità, ha tenuto conto di ciò che proviamo quando comunichiamo, così da poter valutare la comunicazione di per sé e l’utilità nel farla.
Lo studio è stato condotto dall’Università di Chicago e ha avuto come obbiettivo la nostra percezione di ciò che leggiamo e scriviamo quando siamo sui social, in special modo su Facebook.
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300 partecipanti allo studio hanno visto video, ascoltato podcast e letto materiale scritto e prodotto da persone che parlavano di argomenti dalla natura controversa. Per capire il tipo di argomenti basti pensare a tutto ciò che i giornalisti attuali usano come fosse manna dal cielo.
Si è scoperto che chi guarda o ascolta una persona tende a pensare molto meno che questa sia “senza cuore o disinformata”.

A differenza di chi ascoltava o guardava l’interlocutore, chi aveva solo la possibilità di leggere un concetto dimostrava una carenza di empatia apparsa quasi naturale agli occhi dei ricercatori.
Wendy Mencel, direttrice della Canadian School of Protocol and Etiquette , afferma: “Le persone sono molto più audaci su Facebook che nella vita reale. C’è uno scollamento tra ciò che scrivono e il modo in cui si imbattono, dimenticando che le loro parole possono offendere le persone”.
Quando pensate che siano tutti in torto, che le vostre parole non siano comprese a pieno, che vi si risponde con una spocchiosità ed una superficialità fastidiosa, sappiate che è un atteggiamento naturale dell’uomo, o almeno così sembra fino ad ora. Atteggiamenti naturali e senza senso allo stesso tempo, come rispondere a un messaggio di auguri solo per educazione. Per questo i social puntano molto sul rimanere anonimi, anche attraverso profili fake o parodie, perché la libertà di potersi esprimere senza metterci la faccia accende automaticamente la rabbia di chi a quella faccia vorrebbe metterci le mani addosso. I social guadagnano se gli utenti fanno interazioni, non riflessioni. Senza il guadagno nemmeno esisterebbero.
Che molti siano convinti che la propria identità online ostruisca completamente la vista altrui su chi siamo davvero, è un dato di fatto. Ai primordi del web ci si nascondeva molto di più usando l’anonimato, oggi siamo molto più convinti di essere anonimi grazie alla falsa idea di noi che diamo sui social. Siamo clown convinti che non esistano spettatori capaci di spogliarci solo guardandoci negli occhi.
Lo studio si è concluso con l’osservazione scientifica più importante: guardandosi negli occhi è più facile discutere e trovare compromessi. Si sapeva già, ma non è sempre bene ricordarlo.
Se sei stanco di Facebook, sappi che posso farti innamorare di Twitter.