Conosciuto e apprezzato da molti giovanissimi grazie alla magistrale partecipazione a LoL, Elio di Elio e le storie tese è riuscito a dare un esempio di sé chiaro e senza compromessi: Elio è un personaggio originale, inimitabile e mai scontato, in tutto.
Tra la moltitudine di fatti narrabili e interessanti ve ne uno che rappresenta perfettamente l’ironia e l’intelligenza allo stesso tempo di Elio e della sua band.
Siamo nel 1999, il mondo si prepara a entrare nel nuovo millennio e gli anni 90 splendono in tutta la loro caratteristica voglia di festa attraverso una delle trasmissioni icona di quell’epoca: il Festivalbar.
Nell’edizione del 1999 sono ospiti anche Elio e le storie tese con il brano Discomusic. Verso la metà del brano succede qualcosa di inaspettato. Elio e le storie tese si fermano improvvisamente, immobili, fissando un punto. Tutto sullo sfondo continua come se niente fosse, musica e voce compresa.
Il playback è stato svelato, anzi denunciato, in maniera simpatica ed allo stesso tempo d’effetto. Ma perché? Provate ad immaginare di essere degli artisti veri e seri e non solo quando si tratta di incassare. Ora immaginate che vi dicano di cantare e suonare su un palco per finta, tanto come sottofondo ci sarà la canzone originale. Siete a un bivio, o rifiutare la proposta e con essa le possibilità di diffusione del proprio messaggio musicale, o stare al gioco.
Elio e le storie tese sono stati al gioco, ma a modo loro.
Questo tipo di performance però non era nuovo alla tv Italiana. Nel 1984 infatti Freddy Mercury (altro artista con la A maiuscola) aveva fatto una scena simile sul palco di Sanremo come protesta all’obbligo di cantare in playback. Accettò di andare sul palco e una volta li mostro agli Italiani come poteva cantare anche senza microfono, svelando il playback.
Ma perché esiste il playback? Il motivo è molto semplice. Essendo la musica in quel momento un prodotto commerciale è importante per chi lo produce esporlo nel migliore dei modi. Se un cantante stona, secondo i produttori musicali, la canzone potrebbe subire un calo inerente alla sua reputazione. Quindi onde evitare rischi ed esporre il prodotto al meglio lo si manda sul palco in modalità registrata, lasciando che gli artisti si trasformino in quel momento in meri burattini.
C’è chi dice no (cit.)
L’anima del commercio è di fatto in lotta perenne con l’animo umano. Per il commercio tutto deve essere perfetto, splendente e funzionale, lasciando le imperfezioni sempre fuori. L’animo umano invece si nutre di sfumature, di errori da comprendere e di curiosità da sbucciare. I prodotti figli non solo del commercio ma anche dell’animo umano sono per antonomasia quelli che vendono di meno ma che, allo stesso tempo, sei più orgoglioso di aver comprato.