A prima vista, Hogeweyk, una piccola comunità situata a circa 20 km da Amsterdam, assomiglia ad una qualsiasi città olandese, o quasi. I residenti trascorrono la loro vita normalmente. Fanno la spesa, vanno al cinema, incontrano gli amici in giro per il paese e altre decine di azioni all’apparenza normalissime. A loro insaputa però, stanno conducendo una vita orchestrata, una falsa realtà.
Ci sono telecamere di sorveglianza ovunque e i residenti sono sorvegliati ogni ora del giorno. Dal negoziante al giardiniere, dal parrucchiere al dentista, ognuno è parte dell’inganno.

Hogeweyk è una casa di cura travestita per sembrare un villaggio.
È stata progettata per ospitare persone affette da demenza grave. A differenza delle tipiche case di cura, dove i pazienti vivono in edifici squallidi, con lunghi corridoi e pavimenti lucidi, e nient’altro che la televisione come compagnia, Hogeweyk tenta di ricreare una società vivibile per i suoi ospiti, anziani affetti da demenza.

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Gli anziani vivono in case condivise. Hanno un teatro, negozi di alimentari, un ufficio postale, giardini e locali. Ogni negoziante, ogni cameriere e ogni governante è un impiegato di Hogeweyk che fa la sua parte, in stile Truman Show.
L’idea di Hogeweyk è opera di Yvonne van Amerongen, venutagli in mente mentre lavorava come membro del personale in una tradizionale casa di cura. Dopo aver visto come funzionavano le case di cura, Van Amerongen si è impegnato a rendere questi luoghi più vivibili, sensibili e umani in un certo senso.
Van Amerongen si è reso conto che la cosa importante in questa fase della vita, più che avere accesso al miglior trattamento, è avere la libertà di fare le cose che si amano fare.

Ha immaginato un ambiente in cui i pazienti possono vivere una vita normale e ordinaria, in un ambiente di supporto simile ad una vera casa, impegnandosi in attività significative ed importanti per loro.
Inaugurata nel 2009, la comunità di Hogewey è costituita da quasi trenta case a due piani e altri servizi sparsi su un campus di quasi due ettari. Ogni casa è occupata da sei o sette residenti con interessi e background condivisi, assistiti da uno o due custodi. Le case hanno tutte uno stile unico messo in opera a seconda dei gusti dei residenti.
I residenti sono liberi di scegliere gli orari che più trovano consoni per questioni come i pasti del giorno o le proprie attività all’interno della comunità. Alcuni residenti possono scegliere di cenare al bar o al ristorante del villaggio. Altri possono scegliere di essere serviti in casa.

Ogni mese, ai residenti viene distribuito denaro falso da utilizzare al supermercato del villaggio o nei ristoranti. A volte i residenti scelgono ciò di cui hanno bisogno dal supermercato e semplicemente escono dalla porta.
L’obiettivo di tutte queste disposizioni è preservare il proprio senso di autonomia, che è molto importante nella cura della demenza. Anche il più piccolo dettaglio può significare molto per alcuni.
«Se sappiamo che hai dello zucchero nel tuo caffè, ti chiederemo comunque ogni giorno: ‘Vuoi lo zucchero nel tuo caffè?’ così puoi fare quella scelta ogni giorno», ha detto il facility manager Eloy van Hal. «Che tu possa ancora decidere cosa mettere nel tuo caffè è importante».
Il beneficio psicologico di condurre una vita felice e contenta sulla salute fisica è immenso. I residenti di Hogewey prendono meno farmaci, mangiano meglio, vivono più a lungo e sembrano più gioiosi di quelli delle normali strutture di assistenza agli anziani.

Il successo di Hogewey ha ispirato molti altri “villaggi della demenza” in tutto il mondo. Ce n’è uno a Penetanguishene, in Ontario, Canada, e un altro vicino a Canterbury, nel Kent, in Inghilterra.
La nuova iniziativa, tuttavia, deve affrontare una critica. Alcuni si chiedono se sia etico ingannare deliberatamente le persone vulnerabili creando un’utopia falsa e fabbricata. Ma i sostenitori dei villaggi della demenza sostengono che non c’è nulla di male nella “manipolazione benevola”. I ricercatori hanno osservato che anche se i residenti vivono in un’illusione di normalità e indipendenza, sembrano essere calmi ed equilibrati, ed è tutto ciò che conta alla fine.
Un documento del 2013 di un gruppo di ricercatori tedeschi ha osservato:
Crediamo che, nonostante le discussioni etiche in corso, il punto più importante sia soddisfare i bisogni delle persone. E se un modo per farlo fosse quello di creare l’impressione effettiva di essere (un po’ più) indipendente, auto-responsabile e in controllo di cose e situazioni, allora questa potrebbe essere la strada da percorrere.

In fondo, pensateci bene, vivere in una società che oggi ti chiede un prezzo e domani si inventa la giornata degli sconti, una società che oggi ti dice che puoi ingrassare e domani che dovresti mangiare di meno, una società che ti porta ad impazzire quando capiti negli ultimi posti della classifica sociale…è roba reale o anch’essa è un po una presa in giro architettata, però molto meglio? La differenza, l’unica, tra Hogewey e la società in cui viviamo è che li le cose sono finte per curare una malattia, nella società attuale ci si ammala per curare la propria finzione di vivere una vita felice.
Per scoprire tariffe, attività nello specifico e molto altro, vi consiglio una capatina sul sito ufficiale della struttura.
Olandesi, sempre i numeri uno quando si tratta di trovare soluzioni pratiche per godersi la vita. Chissà se nella libreria della struttura si trova anche il Kamasutra della terza età.
Fonte: hogeweyk.dementiavillage.com