La malattia mentale è la peggiore delle sfortune, per chi ne è vittima e per chi quella vittima la ama.

Solo oggi però la malattia mentale può essere, anche ,una condizione dignitosa all’interno della società. C’è stato un tempo dove essere “pazzi” significava essere morti viventi. Soggetti abbandonati in strutture gestite come allevamenti di carne inutile secondo il pensiero collettivo. Le donne sono state vittime nella storia non solo della malattia mentale, come accade anche oggi, bensì anche della presunta malattia mentale.

C’è stato un periodo nella storia dove se eri donna e facevi una qualsiasi cosa sbagliata, venivi considerata semplicemente pazza e internata al manicomio. Quel qualcosa di sbagliato poteva anche essere un tradimento o il rifiutarsi di fare la schiava tra le mura di casa. Oggi dire “sono pazza” è diventata una presunta forma distintiva dal resto della società, esternata con orgoglio e senza paura. Nei primi del 900 dire una frase del genere significava condannarsi.

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Una delle migliaia di donne condannate a vivere in un manicomio era Katharina Detzel, donna tedesca internata in manicomio con l’accusa di “ribellione” sostanzialmente. Di fatto non aveva fatto ancora nulla, è stata condannata per aver “immaginato” un atto di ribellione politica che includeva un attentato alla rete ferroviaria.

Katharina era una donna creativa e con un’energia dentro che l’ha portata a riuscire a sopravvivere ai manicomi dell’epoca.

Scriveva, produceva piccoli oggetti artigianali e sopratutto rimase alla storia come la donna che ballava con i pupi. Si, ballava. Il pupo in questione però non era un semplice peluche o manichino dell’epoca, bensì un uomo di paglia fabbricato da lei stessa, così da non rimanere mai sola e sostituire la figura di un uomo da amare con un pupo.

La storia di Katharina Detzel e del suo pupo realizzato per non impazzire in manicomio
Katharina Detzel e il suo pupo, l’uomo di paglia.

Pensate a quanta forza mentale doveva avere questa donna. Essere rinchiusa in un centro gestito da uomini che pensano che tu sia un “oggetto impazzito”, da usare solo per piacere senza nessuna speranza di rivalsa. Circondata da arrendevoli vite che poco sanno motivare se viste con uno sguardo depresso.

Il pupo costruito da Katharina era stato imbottito con la paglia del letto della stessa. La pelle era sostanzialmente il materasso tagliato e ricucito in modo da contenere il tutto. L’uomo di paglia aveva anche un pene, un paio di occhiali e dei bei baffoni, era un uomo di tutto rispetto diciamo.

Katharina Detzel, come molte altre donne, aveva creato un’opera d’arte in manicomio.

Come molte altre donne però, proprio il suo essere donna era un impedimento al riconoscimento della sua arte in manicomio. Si perché essendo le donne considerate poco più che animali domestici praticamente, senza dignità umana, matematicamente si pensava che i loro manufatti o creazioni non potessero avere valore. Al giorno d’oggi invece sappiamo esaltare anche l’arte dei cani.

Per molti anni si è pensato addirittura che le donne potessero avere problemi di salute mentale proprio a causa del loro apparato riproduttivo. In quegli anni vi era anche un medico che cominciò a curare l’isteria femminile con la masturbazione, medica.

Katharina Detzel era un’artista completa, cosciente del fatto che nessuna pazzia era più grande della follia di non difendersi con l’arte in una situazione simile.

Della sua morte non si sa nulla, riuscì a fuggire da un manicomio restando libera per un breve periodo di tempo, poi fu catturata e internata nuovamente. Con molta probabilità fu uccisa dai nazisti che avevano avviato un’operazione di “bonifica” dei soggetti “difettati” secondo la loro malata visione della società e della razza.

Forse non tutti sanno che le opere d’arte prodotte in strutture come i manicomi vengono definite in diversi modi, uno tra i quali è Outsider Art. Esistono diversi libri che raccolgono queste opere d’arte (per la maggior parte disegni e illustrazioni).

La storia di Katharina Detzel e del suo pupo realizzato per non impazzire in manicomio
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Nessuno è pazzo a questo mondo meno colui che è convinto d’esser normale.

Fonte per approfondimenti: ilmuseoimmaginario.blogspot.com