A governare un popolo non sono divinità o forme di vita dall’intelligenza intoccabile, sono uomini e donne e come tali sono fonte di errori o usi e costumi che a volte lasciano senza parole per la mancanza di un senso compiuto. Un caso di questi è quello delle lettere Q, W e X in Turchia.

Nel 1928, il governo turco decise di cambiare il proprio alfabeto. Il vecchio alfabeto utilizzava la scrittura araba ed aveva un aspetto così straniero che era estremamente difficile da padroneggiare, sopratutto in vista di un’apertura internazionale della propria economia e non solo.

Molti stranieri che vivevano in Turchia da anni e parlavano fluentemente il turco ancora non sapevano scrivere o leggere i segnali stradali. I bambini piccoli hanno impiegato più tempo per imparare a leggere la lingua turca rispetto ad altre lingue basate sull’alfabeto latino.

Più persone ricevono le curiosità più è alta la possibilità che le condividano.

Scegli come seguire Novabbe.com e diventare parte di tutto questo.

Grazie per il tuo sostegno

Così la Turchia decise di adottare la scrittura latina, come fecero già centinaia di altre lingue.

Le lettere Q, W e X una volta erano illegali in Turchia
La parola Taxi diventa così Taksi.

“La lingua turca è stata prigioniera per secoli e ora sta sciogliendo le sue catene”, dichiarò il presidente Mustafa Kemal Atatürk. Gli alfabeti latini, ha spiegato, renderanno la lingua turca comprensibile al mondo occidentale, il che aiuterà il paese ad andare avanti insieme alle nazioni più progressiste. Il vecchio alfabeto arabo aveva quasi cinquecento caratteri: un incubo per un tipografo. Il nuovo alfabeto turco ha solo ventinove caratteri.

ABC Ç DEFG Ğ HI İ JKLMNO Ö PRS Ş TU Ü VYZ

Si, sembra l’alfabeto italiano ma con qualcosa in più (e qualcosa in meno). Sono stati aggiunti alcuni caratteri speciali (quelli con i segni diacritici) per adattarsi alle sfumature della pronuncia turca. Nel caso in cui non l’avessi già notato, mancano Q, W e X. L’argomento era che questi caratteri potevano essere scritti usando rispettivamente le lettere K, V e KS.

Così “taxi” divenne “taksi” e “Nowruz”, il capodanno persiano, divenne “Nevruz”.

Successivamente è arrivato l’arduo compito di aggiornare tutti i segnali pubblici, centinaia di migliaia in tutto il paese. I nomi delle strade, dei negozi, delle fermate degli autobus, degli esercizi commerciali, delle stazioni ferroviarie dovevano essere scritti con il nuovo alfabeto. Giornali e periodici eliminarono i vecchi caratteri tipografici, i documenti ufficiali furono aggiornati, i libri di testo ristampati. Tutti i cittadini di età compresa tra i sedici e i quarant’anni dovevano imparare la nuova scrittura e le scuole furono aperte, oltre il normale orario scolastico, a questo scopo. Nella sola Istanbul quasi duecentomila uomini e donne risultarono iscritti alle classi. Lo stesso Kemal ha intrapreso un tour dell’Anatolia promuovendo il cambiamento , mettendo in scena enormi tutorial quasi teatrali.

Le lettere Q, W e X una volta erano illegali in Turchia
Il presidente Mustafa Kemal Atatürk introduce il nuovo alfabeto turco ai cittadini.

Il 20 settembre 1928 il presidente Mustafa Kemal Atatürk introduce il nuovo alfabeto turco alla popolazione di Kayseri.

Cambiare la lingua scritta di un’intera nazione di quattordici milioni di persone nel giro di poche settimane fu un risultato educativo eccezionale.

Quando Mustafa Kemal Atatürk ha omesso i tre caratteri latini Q, W e X dall’alfabeto turco, non li ha semplicemente eliminati. Li ha banditi a titolo definitivo, rendendo il loro uso in pubblico un reatoL’unico modo per utilizzare legalmente queste lettere è se fanno parte di una parola prestata dall’inglese e da altre lingue

Tutto questo si è concluso nell’ottobre 2013, quando il governo turco ha revocato il divieto di usare le lettere Q, W e X. Nel 2023 il governo italiano propone di bandire le parole e le espressioni non italiane dai documenti ufficiali del governo, una riforma che è davvero lontana in merito di memorabilità in confronto alla storia della Q, W e X in Turchia.