Sembra che il nord europa abbia un forte ascendente sugli asiatici. Dopo la storia dell’artista di strada che fece dall’India alla Svezia in bicicletta solo per ritrovare la donna di cui si era innamorato, ecco la storia di un’atleta unico al mondo: Shizo Kanakuri.
Rimasto alla storia per un record assoluto: ha concluso una maratona in 54 anni di tempo.
La storia di Shizo Kanakuri è tanto bizzarra quanto tenera. Figlio di una famiglia molto povera, sin da piccolo si abitua a correre per raggiungere la scuola che si trova a circa quattro chilometri da casa. Quella sua “sfortuna” di raggiungere a piedi un posto lontano (pensateci sempre mentre siete in macchina alle persone che non ne posseggono una) si trasformò nel tempo in una possibilità. Venne infatti notato per le sue capacità e inserito nella squadra di corsa del Giappone. Ai tempi lo sport, in particolare la maratona, non era sostenuto a modo dal governo. Gli atleti quindi si ritrovavano a doversi finanziare praticamente da soli trovando in modo indipendente non solo le risorse economiche ma anche la gran voglia di continuare a rappresentare una bandiera che, in quel che fai, non ti supporta.
Nel 1912 Shizo Kanakuri risultò il miglior maratoneta a disposizione dei Giapponesi. Così venne mandato a gareggiare alle Olimpiadi in Svezia.

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In linea con la situazione di povertà antecedente, raggiunse la Svezia con un lento viaggio in treno durante la quale usava correre ogni volta che il reno si fermava in qualche stazione. Anche 20 minuti erano perfetti per scendere e fare il giro del treno correndo finché non fosse arrivato il momento di risalire.
La maratona in Svezia si rivelò una carneficina, tanto da registrare anche il primo atleta deceduto durante le olimpiadi moderne. A mietere vittime fu il caldo e Shizo Kanakuri non fu risparmiato. Sembra che durante la gara cadde inciampando, finendo nel giardino di una casa vicina dove trovò le cure immediate della famiglia che la abitava. La famiglia Petra.
Accalorato, con i piedi gonfi dal caldo e le scarpe per nulla adatte a quel terreno, venne curato dalla famiglia affinché si riprendesse da quelle condizioni. La famiglia gli diede da mangiare succo di lampone, frutta e panini alla cannella e gli diede nuovi vestiti e un posto dove dormire.

Secondo quanto ricostruito quel giorno, Kanakuri si trovava praticamente ai 2/3 del percorso, con un distacco notevole dagli atleti in coda. Quella caduta e quel soccorso da parte di sconosciuti gli cambiò la vita. Esausto dalla gara e praticamente incantato da quanto gli stesse accadendo, si lascia andare in un sonno interrotto solo dalla notizia della sua “misteriosa” scomparsa. Da quel momento in poi, col passare degli anni, divenne ancora più celebre degli atleti che vinsero quella gara.
Visse per molti anni in Svezia dove portò avanti la sua passione per la corsa, formando generazioni di ragazzi volenterosi di correre e fare sport. Fu anche un sostenitore attivo di quelle che in futuro saranno i giochi paralimpici, facendo correre le persone non vedenti attraverso l’uso di una corda utile a dare la direzione. Amava correre più di ogni altra cosa.

Tornò in Giappone sotto mentite spoglie inizialmente. Una fuga è sempre una fuga. Solo una volta trovato da un giornalista decise di raccontare tutta la sua storia alla stampa. In Svezia, saputa la completezza di una storia che aveva affascinato molti anni prima, decisero di invitarlo a concludere quella maratona. Cosa che fece.
Tornò sullo stesso circuito nel 1967, e dopo essersi riunito con la famiglia Petra, concluse la maratona dal punto in cui era stata interrotta dalla caduta, facendo nascere così il tempo più lungo mai registrato per una maratona: 54 anni 8 mesi 6 giorni 5 ore 32 minuti 20,3 secondi.

Fonte: washingtonpost.com