Non sempre il volere degli altri è ciò che ti porterà verso una direzione fatta per te. Non sempre l’opinione altrui è sinonimo del tuo benessere. Non sempre quando fai “come dicono gli altri” fai qualcosa di buono. Riflettere con la propria testa è una delle cose più difficili da fare in una società così compatta a livello di pensiero. Questo perché tutti vogliamo essere unici e nessuno vuole essere diverso.
Una storia che fa comprendere molto bene questo concetto è quella di Masabumi Hosono, un passeggero del Titanic (hai già fatto il test sul Titanic) andato in rovina dopo essersi salvato.
Ma come si fa a salvarsi da una tragedia ed essere odiati dai propri compaesani?
Semplice. Basta che la tua cultura non preveda che tu ti debba salvare in caso di pericolo per te o più persone. È un po come subire le ironie altrui solo perché non si è ancora sposati dopo anni di fidanzamento e si vive in un paesino del sud Italia.

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Masabumi Hosono, un impiegato statale giapponese, si trovò sul Titanic la notte del 15 aprile 1912 durante il suo viaggio inaugurale da Southampton a New York City. Hosono è sopravvissuto al disastro, ma tornando a casa ha dovuto affrontare il disprezzo dei suoi nativi. Secondo loro, Hosono avrebbe dovuto affondare con la nave come avrebbe fatto qualsiasi orgoglioso Samurai di fronte alle avversità.

Nel 1910, Hosono lavorava come direttore delle ferrovie per il Ministero dei Trasporti. A causa della sua conoscenza della lingua russa, Hosono è stato inviato in Russia per studiare il sistema ferroviario statale russo. Dopo essere rimasto due anni in Russia, Hosono andò a Londra e poi a Southampton dove salì a bordo del Titanic il 10 aprile 1912 come passeggero di seconda classe.
Durante l’affondamento della nave Hosono non pensò, all’inizio, di salvarsi e attese la sua ora osservando ciò che stava accadendo. D’un tratto il pensiero della sua famiglia che lo attendeva a casa si fece più forte di qualsiasi altro istinto e udendo un marinaio chiamare due posti per una scialuppa, decise di seguire un uomo che stava approfittando di uno di quei posti. Si salvò. Venne calato in acqua assieme agli altri nella scialuppa e il giorno dopo tratto in salvo dalle navi arrivate a soccorrere i superstiti.
La sua storia non venne subito a galla. Fu merito di un giornale di New York che raccolse la sua testimonianza e la trasformò nella storia di “Lucky Japanese Boy”, ovvero il ragazzo Giapponese fortunato.
Quando in patria si venne a scoprire la sua storia, molti dei suoi compaesani lo accusarono di essere un codardo, ben lontano dall’immaginario dei Samurai o dei Kamikaze, persone pronte a morire pur di non fare la figura dei codardi e difendere l’onore e il Giappone stesso.
A Genova si risponderebbe a una vicenda del genere con un lapidario “siam tutti bulicci col culo degli altri”.
Pensa se un giorno la storia del marinaio licenziato che porta con se via le chiavi dei binocoli, diventasse celebre. È plausibile pensare che questo gesto abbia contribuito a non vedere l’iceberg in tempo.

La storia di Hosono è rimasta per decenni motivo di vergogna per la sua famiglia. Solo con l’uscita del film di James Cameron, nel 1997, la storia di Hosono ha ricevuto un pubblico più ampio restituendo l’onore a questa famiglia e a quell’uomo che altro non ha fatto che sopravvivere.
Era l’unico passeggero Giapponese a bordo del Titanic.
Fonte: encyclopedia-titanica.org