Mentre la pandemia tiene occupate le cronache di tutto il mondo, i problemi che fino a qualche mese fa erano primari, continuano ad esserlo nonostante la mancata considerazione.

Uno di questi è indubbiamente l’inquinamento dei mari.

Se per fermare un virus basta una mascherina sul viso, per fermare l’inquinamento basterebbero le manette ai polsi. Una gocciolina può trasportare il virus e fare danni enormi, allo stesso modo anche una sola persona che inquina e rimane impunita si rivela il virus più dannoso per il pianeta.

Igor Dobrowolski è un artista di strada polacco che ha avuto un’originale idea su come illustrare l’inquinamento del mare in modo alternativo e potente. La sua missione era quella di creare un messaggio che sappia colpire e mostrare visivamente le conseguenze di un problema non considerato come dovrebbe.

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Il mare è una risorsa importantissima per il pianeta ed il suo equilibrio è strettamente connesso al nostro. C’è però una differenza tra noi e il mare: quando l’uomo viene devastato da un tumore spesso non si vede nulla da fuori se non quando la malattia arriva ad uno stato irrecuperabile, il mare invece sa far vedere di star male con poco, non notarlo è una scelta non una condizione di cecità.

Igor Dobrowolski ha preso dei piatti normalissimi e li ha trasformati in versione inquinata, presentandoli però con la delicatezza e il fascino di un piatto normale, da ristorante. L’artista ha rappresentato così l’inerzia di molti di fronte allo scempio.

Vedere un piatto di scampi con i cotton fioc e i tappi di bottiglia può far schifo, ma ciò che mangiamo non è molto differente vista la quantità di plastica che si disperde in mare. Cambia la forma ma il concetto è quello. È un pò come guardare un gelato al cioccolato. Tra lui ed un gelato alla merda cambierebbe solo il gusto e l’odore.

Nasi colmi di gas inquinanti e occhi che hanno perso il gusto del vedere la natura viva e pulita saranno la causa che un giorno ci farà mangiare gelati alla merda senza pensarci troppo su.

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