Con la diffusione dell’intelligenza artificiale stiamo spesso assistendo ad un uso di essa davvero banale. In una certa misura possiamo dire che grazie all’intelligenza artificiale stiamo scoprendo sempre di più sulla stupidità umana. Ciò che non pensiamo è che, a livello amatoriale, c’è anche chi ha delle intuizioni davvero geniali, capaci di usare l’intelligenza artificiale con intelligenza umana.
Una di queste intuizioni è senza dubbio l’esperimento avviato da Mick De Paola, fotografo e film maker con una sensibilità artistica che va oltre il semplice appagamento del gusto altrui.
Mick ha chiesto all’intelligenza artificiale di descrivergli una serie di quadri. La descrizione era destinata a una persona non vedente, quindi carica di particolari e il più vicina possibile all’originale. In questo modo ha realizzato già il primo test importante: scoprire cosa vede l’intelligenza artificiale in un quadro e comprendere quali sono i particolari che nota di più rispetto ad altri.

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In un certo senso questa prima parte dell’esperimento tende a misurarne la sensibilità e la capacità di osservazione dell’intelligenza artificiale.
L’esperimento però non si ferma qui. Una volta ottenuta la descrizione del quadro, l’ha inserita in un’altra intelligenza artificiale addestrata alle illustrazioni. In questo modo ha ottenuto un quadro realizzato partendo dalla descrizione di un’altra intelligenza artificiale. Un trip assurdo ma allo stesso tempo affascinante.
Questa volta viene “misurata” la capacità della AI di riprodurre al dettaglio ciò che un altra AI ha compreso.
Per la realizzazione di questo esperimento (attualmente ancora in corso) ha usato Chat Gpt per ottenere la descrizione del quadro e MidJourney per la realizzazione grafica dello stesso.
Ciò che ha ottenuto è davvero affascinante:
Da notare come nella Gioconda di Leonardo Da Vinci manchino davvero molti particolari. Partendo dallo sguardo che non volge allo spettatore, alla posizione delle braccia che è praticamente inversa al quadro originale. L’AI è stata però molto attenta ad una porzione dello sfondo che assomiglia all’originale, ad esclusione delle colonne alla quale la Gioconda è appoggiata. Se Leonardo con la Gioconda ha rappresentato la bellezza di fronte a tutto, anche al mondo che le ha ritratto alle spalle, la AI interpreta il tutto in modo più triste e malinconico. Che abbia capito la tristezza che c’è nel mondo in questo periodo?

L’ultima cena di Leonardo da Vinci è il quadro che più si avvicina all’originale come impostazione. Grande mancanza è lo sfondo e il gioco di prospettiva che solo il maestro e scienziato, all’epoca, sapeva dare in modo così perfetto. Ma c’è una sorpresa. Mick ha voluto vedere cosa accadeva se indicava alla AI di riprodurre il quadro togliendo la matrice religiosa. In poche parole, come sarebbe l’ultima cena se non fosse piena di santi? Il risultato è inquietante.

Facce scure, sorrisi sinistri, camicie a quadri. Più che l’ultima cena sembra una riunione di persone che sembrano arrivare dai margini della società. Il tavolo è molto più piccolo, Gesù centrale guarda dritto nell’obbiettivo e i particolari dai possibili ricchi significati si sprecano. Davvero interessante.


Mick De Paola sta tirando fuori quasi un’opera al giorno partendo anche dai suggerimenti ricevuti in merito a quale quadro scegliere. Data l’importanza dell’esperimento, sarebbe interessante vedere cosa accade con strumenti più potenti e precisi, capaci di dare volti più definiti ai personaggi nei quadri ad esempio. Per questo motivo puoi supportare Mick in questa fantastica iniziativa, basta un caffè.
Per scoprire gli altri lavori di questo artista Italiano, di cui andare particolarmente fieri, ti invito a visitare il suo sito web.
Usare l’intelligenza artificiale con intelligenza, un passo più in là dell’usarla per parlare con Padre Pio.