L’autore di queste immagini, direi molto forti e poco digeribili, è Shahak Shapira, un giovane e biondo artista che ha realizzato questi fotoritocchi per cercare la risposta a una domanda :

Come ti comporti in un luogo che simboleggia la morte di milioni di persone?

selfie olocausto fotoritocchi

I selfie li ha presi praticamente da ovunque : instagram, facebook, imgur, twitter… bastava cercare usando la geolocalizzazione ed ecco che viene fuori il materiale che tanto desiderava vedere, far vedere e indubbiamente, ridicolizzare si ma senza ridere. Tutte le immagini erano pubbliche.

Un luogo rappresenta sempre qualcosa, anche quando può presentarsi fine a se stesso e nulla di più.

Lo sapevi che esiste una sopravvissuta all’Olocausto che a 96 anni canta in un gruppo metal?

Il memoriale dell’Olocausto a Berlino però non è proprio un luogo semplice, con la sua libertà di viverlo come meglio si crede. Quel luogo rappresenta qualcosa e se non rispettato cade subito il suo unico senso : rappresentare.

selfie olocausto fotoritocchi

In un luogo simile puoi farci dei pensieri, dei video, quello che vuoi, purchè assieme al proprio pensiero si dia il giusto spazio a cio che realmente questo luogo rappresenta.

Peter Eisenman, l’architetto che ha realizzato quest’opera, credo volesse esprimere il profondo concetto di presenza, nonostante tutto, come se quei blocchi volessero essere la somma di tutte le lapidi di cui non hanno degnato le vittime dell’olocausto, o peggio le loro ceneri. In qualunque caso non è proprio il luogo dove puoi fare di tutto.

selfie olocausto fotoritocchi

C’è anche da dire che come “atteggiamenti offensivi” c’è anche di peggio, è vero, e probabilmente svegliarsi la mattina e vedere il web preso per mano con la tua identità che sparge viralità, non deve essere proprio una gran cosa. Chissà la faccia dei poveri protagonisti quando hanno visto quello che è semplicemente il piccolo, e forse infondato, stimolo di minchiaggine durante il selfie, trasformarsi in qualcosa di sprofondatamente peggio.

selfie olocausto fotoritocchi

Per risolvere il problema tra la mancata sensibilità, anche se per motivi comprensibili, e lo stimolo di minchiaggine, è facile, basta accendere il pulsante della consapevolezza. Non è poi un’azione immediata che vi si richiede, ma qualcosa di molto più calmo di quanto si possa pensare, avete i tempo di fare la foto, guardarla…guardarla bene, pensare e poi, prima di pubblicare, pensare ancora.

selfie olocausto fotoritocchi

Vedrete che in questo modo il pulsante della consapevolezza sarà molto più facile da trovare al momento giusto.

selfie olocausto fotoritocchi
selfie olocausto fotoritocchi

Se dopo tutta questa riflessione vi chiedete alla fine chi è questo Shahak Shapira, è lui :

shahak shapira
Shahak Shapira, autore di questi fotoritocchi

Fonte: yolocaust.de