Il periodo storico edulcorato, ricco e benestante che viviamo per ovvi motivi non è stato sempre uguale. C’è stato un tempo dove la vita era cruda quanto le lezioni che dava, anche se molte di queste erano frutto di ignoranza o di usanze antiche di cui molti non si chiedevano neanche il senso.

Un’usanza che in pochi conoscono era la Supplicia Canum, ovvero la punizione dei cani.

La punizione dei cani ebbe inizio e fine con l’impero Romano. Siamo nel 390 a.c. circa e a Roma sta per accadere qualcosa che, se non fosse per le oche, avrebbe forse cambiato la storia per come la conosciamo.

La guerra, per assurdo, ha tre protagonisti: cani, oche e galli. I primi due sono animali, i terzi sono gli appartenenti all’Impero delle Gallie.

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Cosa accadde di così grave da portare i romani a crocifiggere i cani?

I Senoni, una delle tante tribù galliche, avevano attraversato le alpi con lo scopo di vendere i loro servizi. Quando apparvero i Senoni, gli abitanti della città etrusca di Clusium (l’odierna Chiusi, in Toscana), chiesero appoggio a Roma per negoziare con loro, così da effettuare le trattative con un alleato forte.

I romani inviarono ambasciatori a Clusium, ma nel bel mezzo di una rissa uno di loro uccise un capo gallico, scatenando la guerra tra i Senoni e Romani.

Come condizione di pace, i Galli chiesero che il colpevole dell’omicidio fosse consegnato. Il problema però è che apparteneva a una stirpe importante, la potente famiglia Fabia, e Roma si rifiutò di farlo. In risposta, un esercito di Senoni partì per Roma. I romani tentarono di affrontarli sulle rive del fiume Allia ma subirono una grande sconfitta costringendoli a ritirarsi in fretta e furia.

La maggior parte dei soldati fuggì nella città di Veio, invece che a Roma, ma i disperati abitanti di Roma, ignari di questo fatto, pensavano che l’intero esercito fosse stato spazzato via e che non vi fosse alcuna possibilità di resistenza. Si davano per vincitori ed erano anche abbastanza convinti di ciò.

I capi della città di Veio ordinarono che cibo, oro, argento e altri beni fossero portati al Campidoglio, che fu poi fortificato. I Senoni sfondarono le porte della città saccheggiandola per giorni, ma non riuscirono a conquistare il Campidoglio.

Perché i romani punivano i cani (crocifiggendoli) e onoravano le oche? Supplicia canum
Un’oca di bronzo Romana

Nel frattempo i romani, fuggiti a Veio, si raggrupparono e decisero di togliere l’assedio al Campidoglio. Cominius Ponzio fu inviato come messaggero al Campidoglio per informare gli assediati del piano e che gli uomini di Veio stavano aspettando l’occasione per attaccare. Bisognava rispondere in modo veloce, potente e senza indecisioni.

Ponzio nuotò attraverso il fiume Tevere e salì su una scogliera. Dopo aver dato il suo messaggio, tornò a Veio. I Galli notarono la traccia lasciata da Ponzio e decisero di penetrare nella fortezza per lo stesso percorso. Quella notte i Galli salirono in silenzio sulla collina per l’attacco finale.

Perché i romani punivano i cani (crocifiggendoli) e onoravano le oche? Supplicia canum
I galli si preparano all’attacco

Le sentinelle e i cani che avrebbero dovuto sorvegliare il perimetro si erano addormentati, ma gli invasori si imbatterono in guardie inaspettate: le oche tenute vicino al tempio di Giunone per il servizio della dea.

Perché i romani punivano i cani (crocifiggendoli) e onoravano le oche? Supplicia canum
Una rappresentazione del momento in cui i soldati romani rispondono grazie all’intervento delle oche

Spaventate dagli intrusi, le oche fecero un gran baccano tale da allertare i romani. Questo passaggio fu fondamentale per respingere l’attacco e difendere il Campidoglio.

Le oche avevano salvato tutti e tutto.

In memoria di questo avvenimento venne istituito il Supplicia Canum, una processione dove veniva sacrificato un cane (anche per mezzo della crocefissione) come punizione simbolica per essersi addormentato quella notte. Il tutto avveniva di fronte agli occhi delle oche che, al contrario, quel giorno venivano glorificate anche con ornamenti in oro.

Assurdo ma vero. L’avvento del cristianesimo cancello molte di queste usanze per sempre. Non che il problema si sia risolto, basti pensare agli agnelli ad esempio. Gli animali, in un modo o nell’altro, ci rimettono sempre quando di mezzo c’è l’uomo.