Se pensate agli anni 80 e ad uno strumento che è un ibrido tra chitarra e sintetizzatore, a cosa pensate precisamente? Molti direbbero al “keytar”, una tastiera sintetizzata modellata e indossata come una chitarra.

Il peso relativamente leggero e i prezzi accessibili, anche quando vennero introdotti sul mercato per la prima volta, resero i keytar alla portata dei musicisti che volevano possedere sia l’ampia tavolozza sonora della sintesi digitale che l’intrinseca arte e movimento del chitarrista. Il Keytar però non era privo di compromessi: pochi suonatori di apprezzavano l’intera gamma di quella tavolozza sonora, spesso perché incapaci di spingersi oltre all’uso standard ed elementare dello strumento.

Nel 1985, una nuova speranza apparve per il chitarrista che ammirava i sintetizzatori: il SynthAxe.

Ecco il SynthAxe
Ecco il SynthAxe

Creato dagli inventori inglesi Bill Aitken, Mike Dixon e Tony Sedivy (e finanziato in parte dal Virgin Group di Richard Branson), il SynthAxe rappresentò un salto di qualità nello sviluppo di sintetizzatori-chitarra. A differenza di un keytar, utilizzava corde vere (non solo una ma due serie, completamente indipendenti) che una volta suonate potevano controllare qualsiasi sintetizzatore compatibile con lo standard MIDI (Musical Instrument Digital Interface) introdotto di recente all’epoca.

Novabbe.com sopravvive grazie alla tua curiosità. Supportalo ricevendo le novità su Telegram o Whatsapp.

Ecco il video promozionale che introduceva il SynthAxe descrivendone le potenzialità

Saper suonare una chitarra non significava, come naturale conseguenza, saper suonare il SynthAxe: anche il chitarrista più abile ha dovuto abituarsi all’angolo insolitamente acuto del manico, ai tasti equidistanti e al set di tasti incorporati.

Anche se a tutti gli effetti poteva sembrare una chitarra, non lo era per niente, o quasi.

Ma come mai un attrezzo così all’avanguardia non ebbe il successo che si meritava?

A remare contro il successo del SynthAxe, oltre alla difficoltà nell’utilizzo, vi era il fatto che fosse difficile da trasportare. Costoso più che altro. Per suonarlo infatti bisognava collegare una pedaliera enorme oltre a quella che poi di fatto era quella che oggi definiremmo una sorta di “sintetizzatore”, ovvero lo strumento che di fatto invia agli altoparlanti il suono elettronico. Il SynthAxe, nonostante sembri superfluo dirlo, non emetteva suoni ma solo input elettronici. Era un sintetizzatore puro nonostante la forma di chitarra e le corde.

Il successo commerciale non ci fu mai. Tanto che l’azienda ne produsse solo 100. Oggi sono preziosi cimeli per collezionisti.

Uno dei SynthAx è entrato in possesso di Roy Wilfred Wooten, meglio conosciuto come Future Man of Béla Fleck and the Flecktones.

“Nel corso di un periodo di tempo, ha iniziato a modificarlo in uno strumento quasi completamente nuovo: il SynthAxe Drumitar“, scrive Chris Garcia, curatore del Computer History Museum . “Questo sistema, che ha sostituito le corde come meccanismo di attivazione principale, ha permesso a Wooten di suonare la ‘batteria’ usando il dispositivo simile a una chitarra.”

Parlando di chitarre, ti sei mai chiesto come suona una chitarra con le corde di un pianoforte?

Storia del SynthAxe, l'ibrido tra chitarra e sintetizzatore nato negli anni 80 e scomparso dopo 100 esemplari

Fonte: Wikipedia