La vita su Instagram viene dipinta nella sua forma più naturale, ovvero una vita secondaria, falsa per logica, senza nessuna malizia o cattiveria di mezzo. E’ la sua natura, per quanto sia difficile accettarlo. Il solo fatto di avere un profilo “compilabile” in autonomia la rende poco affidabile.
La realtà è vivere i fatti, non solo sentirli raccontare.
Se la vita sui social dipingesse la realtà così com'è, che senso avrebbe stare con la testa chinata su un monitor? Condividi il TweetSembra che tutti pensino che le persone siano alienate ed allo stesso inermi di fronte a questa tecnologia che bit dopo bit divora la quotidianità. Nulla di più falso. Chi sceglie di schiavizzarsi su un social network lo fa con piena coscienza, nessuno lo forza o altro. Il problema vero sta nel bisogno di avere una seconda vita, non nel fatto di avercela. Quella è solo la conseguenza.
Nel video in fondo, gli autori hanno voluto sottolineare quanto la vita su Instagram sia spesso sentore di falsità e montatura, così, giusto per apparire sempre pronti e belli.

Più persone ricevono le curiosità più è alta la possibilità che le condividano.
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La verità per me consiste nell’avere la coscienza che Instagram è solo un social basato sull’immagine, un mezzo di comunicazione 10 volte più accessibile delle semplici parole (se usate con senso) e sopratutto alla portata di tutti. Ci si mette molto meno a scattare una bella fotografia che a descriverne il contenuto a parole, Instagram è questo e poco di più.
Le parole sono spesso limitate a degli hashtag, inseriti solo per il fatto di essere ricercabili e non rimanere anonimi anche nella rete. La questione di organizzare gli scatti è decisamente secondaria.
Instagram è una gara alla bellezza, dove è lecito usare di tutto per vincere, tette, neonati, gattini o sgommate di merda, tutto è lecito per un like.
Il gioco è per l’appunto questo, cosa c’è da scandalizzarsi nel pensare che ci sia della finzione nel giocare? Instagram non è solo un’innocente app usata da innocenti utenti, è una competizione, un mettersi in mostra. Secondo voi chi decide di usare uno strumento come Instagram per mettersi in mostra lo fa esibendo tutta la sua realtà interiore? Ma dai, un minimo di concretezza. Com’è naturale che sia, esistono anche casi in cui effettivamente la semplicità della bellezza spontanea vince anche su Instagram, ma sono casi sporadici e occasionali.
Condividere un video come quello presentato in questo articolo è un gesto di liberazione dal peso della realtà che tutti conosciamo:
la finzione attrae più della realtà, sopratutto quando nel reale non abbiamo gli stessi strumenti per riconoscere e premiare i valori veri, come la bellezza o la sincerità.
Chi partecipa ad una gara ne conosce le regole, sempre. Discuterle, volerle rivedere o contestarle significa spesso non essere in testa a quella gara e trovare un motivo per recuperare, richiamando a se valori e ragionamenti che sono completamente esterni alla gara stessa.
Lamentarsi della finzione su Instagram è come lamentarsi della violenza nel porno.
Non preoccupatevi di chi finge sul web, chiedetevi perché lo fa, cercate sempre di curare la causa prima che la conseguenza, così che possiate ossessionarvi di una sola domanda e non delle mille che nascerebbero prendendo in considerazione solo le conseguenze di un problema. Se i ragazzi hanno bisogno di molti like, allora probabilmente la cura consiste nel fare più apprezzamenti sinceri, nell’allenarsi a trasmettere il proprio piacere e molto altro.
Siamo fragili, mica cattivi.
Ringrazio comunque Ditch the Label, l’organizzazione antibullismo che ha dato vita a questo video. Che le loro iniziative e i loro successi si basino sempre sulle cause e meno sulle conseguenze.
Fonte : https://www.ditchthelabel.org/living-insta-lie/