Frankie Hi-Nrg lo ha detto nella sua celebre hit “Quelli che ben pensano“: gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Di fatto, al di fuori di ogni oppiacea credenza, la posizione sociale determina la vita di una persona ben oltre la sua volontà. Se a 14 anni vivi in Africa e vieni rapito per essere venduto come schiavo, molto difficilmente nella vita diventerai altro.

Thomas Fuller non fece eccezione. Divenne schiavo e morì schiavo.

Il suo nome è arrivato fino ad oggi grazie ad una straordinaria capacità di calcolo, talmente elevata che venne definito “il calcolatore umano”. Cronache dell’epoca raccontano di come fosse in grado di fare calcoli molto complessi in meno di cinque minuti, battendo sul tempo anche coloro che nel frattempo provavano a calcolare usando carta e penna.

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Di Thomas Fuller non si sa molto. Venne rubato alla sua terra all’età di 14 anni, veniva da una terra tra la Libia e il Benin. Portato in Virginia venne subito venduto come schiavo e tale restò fino alla sua morte. Morì a 80 anni precisi, schiavo e analfabeta. Più fortunato di lui fu quello schiavo che riuscì a scappare facendosi spedire in una scatola, letteralmente.

Thomas Fuller all’età di 60 anni fu scoperto da due attivisti per i diritti dei neri. La sua condizione era la prova inconfutabile che i neri non erano inferiori ai bianchi intellettualmente, cosa che hai tempi bisognava specificare in una società che disprezzava i neri senza accorgersi che erano dello stesso colore del vuoto in cui le intelligenze dei razzisti brancolavano: il colore del buio, il nero appunto.

Thomas Fuller, lo schiavo che venne definito "la calcolatrice umana". Morì analfabeta e schiavo
Thomas Fuller in una rara rappresentazione d’epoca, con tanto di calcolatrice moderna affianco.

Scritti dell’epoca citano Thomas Fuller in questo modo:

Thomas Fuller, noto come Virginia Calculator, è stato rubato dalla sua nativa Africa all’età di quattordici anni e venduto a un piantatore. Quando aveva circa settant’anni, due gentiluomini, nativi della Pennsylvania, cioè William Hartshorne e Samuel Coates, uomini di probità e di carattere rispettabile, avendo sentito, viaggiando per il quartiere in cui viveva lo schiavo, dei suoi straordinari poteri in aritmetica, lo mandarono a chiamare e furono sufficientemente soddisfatte dalla loro curiosità dalle risposte che diede alle seguenti domande:

Primo, Alla domanda su quanti secondi ci fossero in un anno e mezzo, rispose in circa due minuti, 47 304 000.

Secondo: Alla domanda quanti secondi ha vissuto un uomo che ha 70 anni, 17 giorni e 12 ore, ha risposto in un minuto e mezzo 2 210 500 800 . Uno dei signori che si impegnò con la penna a fare questi calcoli gli disse che aveva torto, e la somma non era così grande come aveva detto, al che il vecchio rispose frettolosamente: maestro, dimentica l’anno bisestile. Sommando l’importo dei secondi degli anni bisestili, l’importo dell’intero in entrambe le loro somme concordate esattamente.

Nel 1790 morì all’età di 80 anni, non avendo mai imparato a leggere né a scrivere, nonostante la sua straordinaria capacità di calcolo.

Sembra che la capacità di calcolo di Thomas derivasse proprio dalla cultura della sua terra. Un altro documento storico dell’epoca narra infatti:

È sorprendente con quale facilità i mediatori africani riconoscano lo scambio di merci europee con schiavi. Uno di questi broker ha dieci schiavi da vendere, e per ognuno di questi chiede dieci articoli diversi. Li riduce subito per la testa a sbarre, rame, once… e trova subito l’equilibrio. L’Europeo, d’altra parte, prende la sua penna, e con grande deliberazione, e con tutto il vantaggio dell’aritmetica e delle lettere, comincia anche a stimare. È così sfortunato da sbagliare: ma non appena sbaglia, viene scoperto da quest’uomo di capacità inferiore, che non può ingannare né nel nome né nella qualità dei suoi beni, né nel saldo del suo conto.

La storia di Thomas Fuller è la dimostrazioen pratica che in principio tutti abbiamo un potenziale grande quanto l’universo, matematica compresa. La vita, la crescita, la cultura o semplicemente la passione poi fanno di questa pangea di possibilità, un mondo nuovo. Non è detto che chi ha delle possibilità le sfrutti sempre, a volte distratti dal bramare altrui perdiamo la consapevolezza di cosa abbiamo in mano.

La matematica è la lingua con la quale comprendere il funzionamento del mondo. Saperla parlare senza studiarla è la dimostrazione di quanto apparteniamo a questo mondo.

Thomas Fuller, 1710-1790.

Fonte: mathshistory.st-andrews.ac.uk